Pisa. Prime lotte intorno ai servizi dell’aeroporto

  • Ottobre 18, 2014 9:37 am

I lavoratori della GB srl, sotto il marchio Orange, addetti al servizio autonoleggi (lavaggio, vendita mezzi fine leasing, trasferimenti, stockaggio) presso il terminal car rental dell’aeroporto di Pisa, hanno iniziato con uno sciopero il 16 ottobre, la loro protesta contro le forme di sfruttamento e le condizioni contrattuali imposte dall’azienda. L’organizzazione del lavoro prevede 15 lavoratori a tempo indeterminato, ma nei periodi di maggior lavoro il numero degli impiegati triplica con rapporti di lavoro stagionali (tempi determinati, contratti a chiamata e in ritenuta d’acconto). Da tre anni, da quando la GB si è aggiudicata l’appalto, mai uno stipendio è stato versato regolarmente, ma sempre in due parti con nessuna certezza sui tempi. Nell’ultimo anno, inoltre, con l’aumento dei ritmi (si arriva anche a 1000 macchine lavorate al giorno) e il peggioramento delle condizioni di lavoro (mancanza materiali e strutture adeguate, spogliatoi, mensa) l’insofferenza è cresciuta culminando nella convocazione dello sciopero del 16 che ha visto confluire i lavoratori nel corteo e nei momenti di blocco che hanno caratterizzato la giornata nella città di Pisa.

L’adesione allo sciopero è stata quasi totale, costringendo i dirigenti aziendali a “sporcarsi le mani” per sopperire alla mancanza di organico. I lavoratori in testa al corteo hanno raggiunto a fine mattinata il terminal autonoleggi inscenando lì davanti una protesta che ha poi invaso l’edificio ospitante i front office delle compagnie di autonoleggio, pretendendo così un incontro immediato con i vertici dell’azienda e i rappresentanti delle ditte committenti. Il rifiuto dell’interlocuzione da parte padronale si accompagna al tentativo nei giorni precedenti lo sciopero di minare l’azione sindacale e alle ritorsioni sui lavoratori nel giorno direttamente successivo. Infatti, già dalla mattina del 17, dalla dirigenza viene comunicato ai responsabili del cantiere pisano di non chiamare più 5 operatori pagati con ritenuta d’acconto, sebbene fossero stati spremuti fino al giorno 15 e previsti in turno fino a fine mese. Altre disposizioni riguardano il demansionamento di un operatore, anche rappresentante sindacale, con relativa sottrazione di 430 euro in busta paga. Tutto ciò viene accompagnato da un aumento del controllo sul lavoro con minacce di provvedimenti disciplinari.

Le ritorsioni seguite a un primo tentativo di organizzazione sul posto di lavoro hanno inasprito la conflittualità tra lavoratori e azienda, ma lo slancio del 16 non si è esaurito. Anzi, la risposta padronale, ha posto l’urgenza di rilanciare le rivendicazioni sostenendole con nuove mobilitazioni per strappare maggiore chiarezza sui rapporti contrattuali, le condizioni di lavoro e il reintegro dei 5 lavoratori in ritenuta d’acconto, il che vale a dire la loro assunzione con la stessa forma contrattuale degli altri operatori. Queste sono le condizioni che i lavoratori oggi pongono all’azienda per l’inizio di un confronto, minacciando altrimenti ulteriori azioni di blocco e astensione dal lavoro.

È stata inoltre altamente significativa la partecipazione degli scioperanti al corteo che attraversava la città nella giornata dello sciopero sociale. Questa dimensione ha infatti fornito una ragione di parte più ampia allo sciopero, permettendo di praticarlo non solo nell’astensione dal lavoro ma nella partecipazione collettiva a momenti di blocco reale culminati non casualmente nella paralisi del terminal degli autonoleggi all’aeroporto. Inoltre ha iniziato a testimoniare della possibilità di connessioni basate non semplicemente sul solidarismo delle lotte ma sulla maturazione di una forza collettiva e di parte che si propone, in ottica ricompositiva, di risalire reti sociali contigue. Le lotte nei quartieri popolari della città aprono a uno spaccato di soggettività di classe frammentato in più contesti di sfruttamento, ma c’è un’omogeneità che si riproduce dal quartiere ai bar dell’aeroporto, alle pulizie dell’ospedale o dell’università, al facchinaggio a Ikea o a Bartolini.

Contendere alla controparte lo spazio della riproduzione sociale nei luoghi di vita significa organizzare le condizioni per raggiungere altri luoghi di sfruttamento direttamente legati alla salarietà (anche con tutta l’atipicità assunta da questa categoria) per poter costruire le condizioni della loro messa in discussione valorizzando la potenza di reti sociali capaci di esprimere ancora una parziale autonomia o che ne guadagnano di nuova rinnovandosi nelle lotte.