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Uno stupro è uno stupro. E non ha nazione. No al sessimo. No al razzismo.

  • Novembre 19, 2007 2:57 pm

Una giovane donna e’ stata stuprata a Pisa.
Ancora una volta e’ stato perpetrato un atto di dominio e sopraffazione.
Ma le donne denunciano da sempre le continue violenze e gli assassini che avvengono in contesti familiari da parte di padri, fidanzati, mariti, ex e conoscenti. E’ una storia senza fine.
Il rapporto Eures-Ansa 2005, “L’omicidio volontario in Italia” e l’indagine Istat 2007 dicono che un omicidio su quattro avviene in casa; sette volte su dieci la vittima è una donna; più di un terzo delle donne fra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, e il responsabile di aggressione fisica o stupro è sette volte su dieci il marito o il compagno.
La violenza contro le donne non puo’ e non deve essere ricondotta, come si sostiene da più parti, a un problema di sicurezza delle città o di ordine pubblico: la violenza maschile non conosce differenze di classe, nazionalità, cultura.
La violenza contro le donne non è un retaggio bestiale di “culture altre”, ma cresce e fiorisce nella nostra, ogni giorno, nella costruzione e nella moltiplicazione di un modello femminile che privilegia l’aspetto fisico e la disponibilità sessuale spacciandoli come conquista.
Se questi sono i fatti, cosa sta succedendo?
Succede che è più facile agitare uno spauracchio collettivo (oggi i rumeni, ieri i musulmani, prima ancora gli albanesi) piuttosto che impegnarsi nelle vere cause del panico e dell’insicurezza sociali causati dai processi di globalizzazione. Succede che sotto il tappeto dell’equazione rumeni-delinquenza si nasconde la polvere dello sfruttamento feroce del popolo rumeno. Sfruttamento nei cantieri, dove ogni giorno un operaio rumeno è vittima di un omicidio bianco. Sfruttamento sulle strade, dove trentamila donne rumene costrette a prostituirsi, metà delle quali minorenni, sono cedute dalla malavita organizzata a italianissimi clienti (ogni anno nove milioni di uomini italiani comprano un coito da schiave straniere, forma di violenza sessuale che è sotto gli occhi di tutti ma pochi vogliono vedere). Sfruttamento in Romania, dove imprenditori italiani – dopo aver "delocalizzato" e creato disoccupazione in Italia – pagano salari da fame ai lavoratori. Succede che si sta sperimentando la costruzione del nemico assoluto, come con ebrei e rom sotto il nazi-fascismo.
Fa specie quindi che, pronti a fomentare il clima della criminalizzazione di massa, formazioni di destra scendano in campo a “difendere le donne”.
Quelle formazioni hanno nel loro Dna politico l’idea di una rigida distinzione dei ruoli all’interno della società alla donna dovrebbe competere solo lo spazio domestico e la funzionalità riproduttiva. Quelle formazioni hanno al loro attivo attacchi ai diritti conquistati dale donne come quello all’aborto.
Delitti individuali non giustificano castighi collettivi. Essere rumeni o rom non è una forma di "concorso morale”.


UNO STUPRO E’ UNO STUPRO.
NIENTE PUO’ RENDERLO PIU’ ODIOSO.

SPAZIO ANTAGONISTA NEWROZ
UNIVERSITA’ ANTAGONISTA
COLLETTIVO AULA R

Sabato 24 Novembre: serata a sostegno del Comitato No OFFSHORE a Rebeldia

  • Novembre 19, 2007 2:51 pm

Locandina serata Off-shore a Rebeldia