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Non a tutti piace Expo
Il primo maggio milanese ci consegna una giornata dalle molteplici sfaccettature. Il primo dato fondamentale da cogliere è che quelle decine di migliaia di persone scese in piazza rappresentano uno spettro della società non recuperabile oggi dalla rappresentanza politico-partitica.
Nell’insieme, queste presenze hanno saputo esprimere con forza il rifiuto di una città modellata intorno a Expo, ribaltando in maniera forte quella “valorizzazione del territorio” di cui si riempiono la bocca i padroni del cibo. Arrivando a incrinare quell’expoizzazione della città che pretendeva di delimitare lo spazio di agibilità politica di chi si oppone al modello di sviluppo incarnato nel mega-evento di cemento e lavoro gratuito.
C’era solo una risposta da dare alla sfacciataggine della questura che ha deciso a qualche giorno dalla contro-manifestazione di porre una zona rossa e vietare un percorso autorizzato da mesi. La città non è di Expo: dalle periferie al centro è stato importante provare a violare la zona rossa per significarlo. E’ stato un corteo composito, con pratiche eterogenee in cui tutte le realtà che hanno partecipato al percorso di opposizione al mega-evento hanno avuto spazio per esprimersi.