CASCINA: IL VERO SCANDALO SONO GLI SFRATTI

  • Febbraio 12, 2010 5:03 pm

Ieri, 11 febbraio 2010, più di cinquanta persone si sono ritrovate in Via di Mezzo Sud, nel comune di Cascina, ed hanno difeso uno sfratto per morosità di una famiglia.

La famiglia italiana è composta da padre, madre, figlia e vive da più di un anno in questa casa: a causa del licenziamento del padre e della precarietà lavorativa della figlia, i 600 euro di affitto per un appartamento di 50 metri quadrati sono diventate impossibili da pagare. Parte così l’iter dello sfratto, chiesto dai padroni della casa. Nonostante l’inserimento, con punteggio di 9 punti, nella graduatoria per l’assegnazione di casa popolare, la famiglia vive da sola tutto l’iter che la conduce al primo sfratto esecutivo, dello scorso 4 febbraio. Proprio lo stesso giorno dello sfratto muore prematuramente la seconda bambina della famiglia, partorita dopo 6 mesi di gravidanza in condizioni di grave trascuratezza del personale medico-sanitario dell’ospedale di Pisa. Da quel giorno la famiglia è impegnata in una lotta per ristabilire le vere cause del decesso della piccola bambina ed accertare le responsabilità dei dottori nella dinamica generale di trascuratezza e negligenza di questa triste vicenda. In questa situazione la prima proroga di una settimana concessa alla famiglia dall’ufficiale giudiziario (sotto la pressione della proprietà) appare ancora più ipocrita e meschina. Non solo quindi alla famiglia è stato strappato il diritto alla salute e alla cura, ma ha dovuto immediatamente fare i conti con la prospettiva di essere buttata fuori di casa senza che gli fosse proposta alcuna soluzione alternativa. L’ufficiale giudiziario quindi aveva fissato lo sfratto esecutivo per giovedì 11 febbraio, con l’utilizzo della forza pubblica in caso di resistenza.

In tutta questa situazione di crisi economica, sociale, di salute, le istituzioni di ogni tipo e sorta hanno disertato completamente il loro ruolo di mediazione sociale, agevolando l’ulteriore peggioramento di vita di queste persone: l’assistente sociale si è data malata per numerose volte, l’ufficio casa del comune si è reso disponibile a fissare un incontro con la famiglia solo dopo il 16 di marzo, ovviamente sapendo dell’imminente esecuzione dello sfratto. Intanto l’assessore alla casa è stato protagonista indiscusso nell’ultima settimana sui quotidiani locali, perché imputato dalla procura in un’indagine che lo vedrebbe scambiare favori per far entrare nelle case popolari in cambio di prestazioni di tipo sessuale, ed al momento il suo ruolo istituzionale non è ricoperto da nessuno.

L’organizzazione della difesa di questo sfratto, da parte del progetto prendocasa, è stata quindi l’unica soluzione per il mantenimento di un tetto sulla testa per queste persone. Dalle 7 e mezzo di mattina decine di persone si sono radunate presso l’abitazione cascinese ed hanno aspettato il momento dell’esecuzione dello sfratto per difendere assieme ai componenti della famiglia, il diritto alla casa. L’arrivo della forza di polizia municipale, della proprietà e del suo legale, dell’ufficiale giudiziario è stato respinto dal picchetto con la resistenza di chi non accetta di essere solo rendita per le tasche di qualche padrone di casa, di chi non accetta di essere cittadino solo quando deve pagare multe e tasse, di chi si rifiuta di obbedire a quella legalità che ti condanna alla marginalità a vita. Lo sfratto è stato quindi prorogato di 15 giorni per “l’impossibilità materiale al suo svolgimento nelle condizioni di ordine pubblico”. Risultato positivo parzialmente, e che soprattutto non permette la ricerca di una soluzione alternativa in tempi brevi vista la latenza del comune. In un comune con una media di sfratti di uno ogni quattro giorni, con l’assessore competente dimesso dal proprio incarico, la decisione è stata quella di denunciare la complicità istituzionale alla violenza del mercato degli affitti. Abbiamo quindi occupato l’edificio comunale cascinese, affiggendo alle sue pareti questo striscione: “cascina: il vero scandalo sono gli sfratti”. Dopo alcuni momenti di tensioni con i vigili urbani abbiamo mantenuto l’occupazione fino a che non è stato ottenuto un incontro fissato per questa mattina con il sindaco di Cascina, Franceschini, al fine di individuare progetti d’inserimento abitativo per la famiglia. Siamo convinti che la lotta per il diritto alla casa di questa famiglia sia solo iniziata, e quindi manteniamo alta l’attenzione politica sulle mosse delle istituzioni, ma soprattutto abbiamo già iniziato ad organizzare il prossimo picchetto per il 25 febbraio.

Oggi la solidarietà sociale di persone con storie, culture, generazioni, nazionalità molto diverse tra loro si è fatta resistenza collettiva contro l’espropriazione della dignità e contro l’ipocrisia del sistema politico istituzionale. Ancora una volta… solo la lotta paga!

LOTTIAMO CONTRO GLI SFRATTI, PER IL DIRITTO ALLA CASA: RIPRENDIAMOCI IL REDDITO!

precari_autorganizzati – progetto prendocasa