PRIMO MARZO A PISA tra limiti e potenzialità
Pisa è stato attraversato dalle comunità migranti in una serie di iniziative
svolte dalla prima mattina fino al tardo pomeriggio.
Alle 10 un presidio di 300
persone composto da migranti e antirazzisti si è trasformato in un corteo non
autorizzato fino alla prefettura, dove con interventi, cartelli, striscioni i
migranti hanno con forza posto l’opposizione alla costruzione dei CIE in
Toscana annunciata dal candidato PD alla presidenza della regione; il diritto
alla cittadinanza, alla libertà di movimento, alla lotta contro ogni
discriminazione e razzismo sociale e di Stato.
Nel pomeriggio a Santa Croce,
zona industriale del Valdarno dove è forte la concentrazione di lavoratori
migranti, dalle 18 una manifestazione di circa mille persone ha attraversato il
centro della città raggiungendo la piazza del municipio.
Una giornata che ha mostrato
tutte le potenzialità di crescita delle soggettività migranti, ma che
contemporaneamente ne ha mostrato i limiti: ogni mobilitazione cittadina della
giornata è stata infatti declinata piegando la spontanea necessità di presa di
parola migrante alle più bieche speculazioni politiche di partiti ed
istituzioni, impegnati prima di tutto a pacificare un terreno socialmente
esplosivo, entrando direttamente nell’organizzazione della giornata.
La CGIL e le amministrazioni
Comunali erano tra le promotrici delle varie manifestazioni, con il chiaro intento di bloccare e sussumere i
fermenti di protagonismo diretto dei migranti; altro ruolo importante lo hanno
avuto alcuni rappresentanti delle comunità straniere stesse, nel porsi sempre e
comunque da intermediari tra le volontà di mobilitazione delle loro “basi” e
l’esigenza di neutralizzazione del conflitto proprie delle istituzioni.
Emblema della giornata è stata la
fine della manifestazione a Santa Croce: sul palco degli interventi, di fronte
al migliaio abbandondante di migranti, ergevano ipocriti decine di Autorità
comunali e provinciali con tanto di gonfaloni e fasce tricolori. Ogni loro
intervento puzzava di falsità, ipocrisia ed imbarazzo ed era teso a
“rassicurare” le comunità di un impegno deciso e convinto contro il Governo
Berlusconi e la legge Bossi-Fini. Ma dietro l’ipocrisia di chi scarica sul
governo complicità come leggi comunali razziste ed ordinanze securitarie,
decine di senegalesi e magrebini issavano con forza striscioni con su scritto
NO AI CENTRI D’IDENTIFICAZIONE ED ESPULSIONE, NO ALL’ORDINANZA ANTIBORSONI!
La contraddizione e l’imbarazzo
istituzionale, anche se oggi abbastanza ben mascherati, saranno destinati ad
aumentare proporzionalmente alla consapevolezza del movimento dei migranti di
contare principalmente sulla propria forza di mobilitazione ed a saper
tracciare chiaramente i confini tra le parti in conflitto per un vero cambio
sociale antirazzista.