Dall’ateneo occupato al blocco sociale in città. In rivolta contro la riforma!

  • Novembre 25, 2010 11:08 am

Pisa – Bloccati 5 ponti, occupato l’aeroporto, bloccata la stazione centrale

Il giorno dopo-occupazione delle 7 facoltà, si apre molto presto a Pisa, con dieci picchetti di studenti e studentesse che, in centinaia, impongono dal basso il blocco e la sospensione delle lezioni, chiudendo con catene e nastri tutti gli ingressi dei dipartimenti delle facoltà.
Questi picchetti diventano quindi momenti di soggettivazione collettiva e di rilancio per le assemblee mattutine delle facoltà occupate: alle 10 e mezzo ogni facoltà crea momenti di organizzazione della protesta che per questa giornata di discussione parlamentare del ddl hanno tutti l’impellente obiettivo del blocco e della creazione di forti momenti di visibilità nella città.

Alle 11:30 iniziano a riversarsi centinaia di studenti nelle arterie principali della viabilità: da agraria, economia e veterinaria occupano il ponte della vittoria; da scienze, chimica e biologia quello della fortezza; scienze politiche blocca il ponte di mezzo; lingue, lettere e filosofia prendono il ponte solferino; ingegneria, medicina e farmacia straripano su quello della cittadella. Dieci facoltà in occupazione che sincronicamente impongono un blocco totale del traffico e della normale viabilità urbana alla città dei servizi, dividendo la città in 2, non permettendo per più di 2 ore reali di attraversare la parte di Pisa di “Mezzogiorno” con quella di “Tramontana”. Ingegneria e Scienze occupano pienamente 2 ponti in pratica da sole! Una fotografia straordinaria della potenza nella città della formazione di Pisa, della composizione studentesca che quando decide di bloccare con la forza dei numeri e della determinazione organizzata, taglia la città in 2!

Attorno alle 13:30 il migliaio tra Ingegneri e Medici inizia la staffetta tra i ponti che si ricomporrà in un corteo: toccando ponte di mezzo e poi tutti gli altri, prende vita tra slogan, cori e striscioni un lunghissimo serpentone che occupa di fatto più tratti dei lungarni. 5-6-7-8 mila persone, un numero sempre in crescita di giovani che da balconi, bar, piazze si aggregano al corteo della rabbia e della determinazione contro la mercificazione e lo sfruttamento del proprio futuro e della propria formazione.

Il corteo non autorizzato arriva in piazza Guerrazzi e decide di proseguire in viale Bonaini; all’altezza della cgil inizia a levarsi un solo slogan per molti minuti “sciopero – sciopero, sciopero generale!”, vengono fatti interventi che indicano la forza del corpo sociale e collettivo del precariato universitario come motore delle lotte che devono far cadere il Governo, mandare a casa la classe politica; per questo ricordano che la convocazione dello sciopero generale per gli studenti universitari in mobilitazione non significa aspettare o integrare qualche parolina su giovani e formazione, ma sta a dire che il blocco, le occupazioni, i picchetti ne siano già la prefigurazione da estendere e ricomporre, e che questa giornata sia senza dubbio un chiaro segnale di pressione per la cgil, contro la costituzione del nuovo patto sociale con governo, confindustria e sindacati gialli, ed invece per la costruzione di uno sciopero generale e sociale!

La manifestazione a questo punto svolta in direzione Stazione, ma al grido di “blocchiamo tutto” aumenta il passo ed occupa la passerella che dalla stazione congiunge il quartiere di san marco-san giusto: direzione Aeroporto! Migliaia e migliaia di studenti imboccano la strada che porta all’aereostazione, trovano un’apertura dentro il carico-scarico merci, vi si fiondano dentro ed occupano le piste d’atterraggio con striscioni e torce! Nel frattempo l’altra grossa parte del corteo decide di entrare nella hall e riempie ogni centimetro di spazio bloccando l’accesso ai gate ed al commercio: più di un’ora di enorme entusiasmo e rabbia, dagli altoparlanti i voli vengono sospesi per “occupazione dell’aeroporto”… gli studenti e le studentesse ricevono la solidarietà dei lavoratori esternalizzati dei trasporti, decine e decine gli interventi al megafono che parlano di solidarietà e condivisione reale di tutte le pratiche del movimento, e che soprattutto prendono atto di come la protesta in questo giorno abbia compiuto un salto di qualità nella determinazione con cui portare a termine ciò che afferma; praticare e non solo predicare, concretezza e rabbia ma anche organizzazione hanno permesso la riuscita di un’irruzione di massa nell’aeroporto ed un blocco dei voli per molte ore. Dopo che gli studenti hanno portato gli striscioni sulle piste il corteo si è ricompattato.

Dall’aeroporto ancora migliaia e migliaia di persone hanno ripreso con ancora più forza e determinazione a bloccare la città. Inesauribili le energie, insoddisfatti nonostante le ore di blocco e l’occupazione dell’aeroporto, migliaia di studenti continuano compatti in un corteo, per niente intenzionate a smobilitarsi. Arrivati all’altezza della stazione centrale dei treni, spontaneamente il corteo si scompone per forzare i blocchi posti da alcuni celerini di fronte alle porte d’ingresso. Centinaia e centinaia entrano ed occupano diversi binari dei treni… e ancora, striscioni cori interventi. Intanto arrivano le notizie della sospensione della discussione alla camera del DDL in seguito alle proteste sociali che in tutto il paese si sono date. L’occupazione della stazione continua spostandosi da un binario all’altro e bloccando l’atrio dell’ingresso: tenace la determinazione che gli studenti mettono in campo per “saltare” da un obiettivo all’altro producendo sempre e comunque nuove idee con cui continuare la mobilitazione, non facendosi abbindolare da ipocriti quanto sterili pompierismi, obbligando tutto il movimento a darsi continuità e forme organizzative. Alle 19 gli studenti si muovono invadendo Corso Italia verso le facoltà occupate.
Prossima fermata: la seconda assemblea dell’Ateneo Occupato prevista per le ore 21.

La giornata di lotta non vuole finire; gli studenti e le studentesse in assemblea sono più di 600, non entrano in nessuna aula della Sapienza occupata: al grido di “corteo! Corteo!” riparte una manifestazione non autorizzata che passa le vie del centro cittadino verso il corridoio enorme della Marzotto occupata. Gli interventi sottolineano il risultato che il conflitto sociale universitario e giovanile nel nostro paese ha ottenuto: il rinvio della discussione al giorno dopo; “la riforma scricchiola”, titolano alcuni giornali on-line, gli studenti di Pisa stanno dando un altissimo contributo in questa direzione.

Oggi sarà la giornata in cui tutte le istanze di rabbia, opposizione e cambiamento dovranno essere messe in campo per abbattere questa piano di dismissione strategica della formazione pubblica, per continuare a creare ed organizzare rifiuto e mobilitazione, per far cadere il Governo dal movimento del lavoro vivo della conoscenza, per frenare ogni tentativo di nuovo patto sociale e seguire a mettere in piedi lo sciopero generale, come riproduzione conflittuale di sciopero sociale, blocchi ed occupazione.
Tutto questo, partendo dal No alla riforma e sapendone individuare i poteri che ne sono mandanti e quelli che lo applicano.

I numeri, la qualità, la tenacia e la resistenza (8 ore tra blocchi, cortei, occupazioni) con cui il movimento si sta esprimendo sono da una parte il risultato di un tipo di composizione sociale studentesca che a Pisa in particolare, ma un po’ ovunque, riflette le contraddizioni e le spinte di ribellione che caratterizzano il precariato sociale della formazione al tempo della crisi; da un altro lato sono il frutto della capacità del movimento di ricentrare e ricomporre le energie in rivolta (soprattutto quelle nuove dei migliaia di ingegneri, scienziati…) verso obiettivi chiari e riconoscibili, con la chiara consapevolezza su qual’è “la parte della barricata” a cui si appartiene. E’ la linea del conflitto, nello spazio e al tempo della crisi (dell’università pubblica, ma anche della società), che distingue e polarizza chi beneficia dallo sfruttamento e chi ne è complice, dalle soggettività in-formazione ostinata e contraria alle leggi della precarietà, della disciplina e dell’obbedienza.
Tutto ciò a Pisa sta maturando.