Speciali
approfondimenti e contributi politici
Pisa, un anno dopo
Come si vive nella città della Torre dopo un anno di governo leghista?
E’ passato un anno dalla vittoria della Lega al ballottaggio alle amministrative di Pisa; un avvenimento oggettivamente importante, poiché per la prima volta la destra è salita al governo della nostra città. Cosa è avvenuto in questi dodici mesi?
Un gigante dai piedi di argilla
La Lega ha raggiunto in pochi mesi un consenso altissimo, dovuto alla capacità di interpretare, soprattutto mediaticamente, il momento storico. Ma al risultato elettorale non corrisponde un’adeguata presenza di attivisti di questo partito capaci di occupare tutte le posizioni di potere per amministrare un territorio come il nostro, storicamente in mano al centro sinistra.
Duri a morire
La Lega non sfonda nelle amministrative dei Comuni in Provincia di Pisa; è un dato inconfutabile. Nonostante il bombardamento mediatico e il forte investimento elettorale delle destre, di 26 comuni al voto per decidere il sindaco, la quasi totalità resta (o torna) in mano ad amministrazioni di centrosinistra.
Tra i comuni minori, ad esempio, vince il centrosinistra a Santa Croce sull’Arno, Montopoli Val d’Arno e Castefranco di Sotto, territori ad alta presenza di comunità straniere, dove poco più di un anno fa si era palesata la crisi del “modello toscano” con risultati inaspettati della Lega alle politiche. Vince con percentuali nette a Calci, Vicopisano e Volterra, e in molte altre città.
Tre pisani in Siria del nord: siamo in Rojava perché vogliamo la rivoluzione
E’ stata data da poco la notizia della presenza in Rojava di una folta delegazione di compagne e compagni provenienti da varie città di Italia. Tra loro tre provenienti da Pisa. La delegazione promossa dal portale Infoautha spiegato in un comunicato lo spirito del viaggio in un territorio esposto certamente ai rischi della guerra contro i fascisti dello Stato Islamico, contro il regime di Assad e le mire turche ma anche laboratorio di profonda rivoluzione sociale.
Ci verrà chiesto perché affrontare un viaggio di questo tipo per andare in un paese che sembra molto lontano e molto diverso dal nostro. Dal nostro paese tanti sono venuti fin qua per portare solidarietà o a combattere. Noi siamo solo all’inizio. Proveremo a spiegare i motivi che ci hanno spinto fino qua, senza sapere ancora come le nostre idee potranno cambiare durante questa esperienza. In questo paese c’è una rivoluzione che sta cambiando la società e che rappresenta l’unica forza in grado di combattere efficacemente contro l’ISIS.
In mille persone manifestano contro l’amministrazione comunale
Un bellissimo e partecipato corteo cittadino: “Decide la città”. Questa sigla ha messo insieme tante realtà cittadine che lottano quotidianamente, dai comitati e sindacati inquilini di lotta per la casa agli abitanti dei quartieri popolari, donne in lotta degli spazi femministi occupati dopo l’8 marzo, migranti dei centri di accoglienza, giovani studenti delle scuole superiori, universitari e disoccupati, spazi e palestre occupate della periferia. La manifestazione è partita con più di 500 persone, ha attraversato i Lungarni, il ponte della Vittoria per poi passare da Piazza Guerrazzi e via Benedetto Croce, Piazza Vittorio Emanuele e infine ha raggiunto la piazza del Comune passando da Corso Italia. Molte le persone che si sono aggiunte e hanno preso parola durante tutto il tragitto del corteo, durante il percorso i partecipanti hanno toccato le 1000 unità. In piazza XX settembre tantissimi interventi hanno attaccato la gestione cittadina delle emergenze sociali e dei bisogni sociali e politici portata avanti dall’amministrazione PD.
I tentativi quotidiani di sfratto ai danni di famiglie senza lavoro, gli sgomberi violenti degli spazi occupati dalla rete femminista “Non Una di Meno”, la Mala Servanen Jin e la Limonaia, di cui l’amministrazione è il silente responsabile, hanno rafforzato la costruzione del corteo cittadino.
Quartieri ad alta tensione
Il significato della vivace assemblea pubblica che si è svolta ieri sera alla circoscrizione del CEP, quartiere popolare di Pisa, può essere ben rappresentato dalle sedie che sono volate in direzione degli esponenti del Comune e dell’Apes, o dalle ormai ben note urla isteriche dell’assessore alla casa Ylenia Zambito che si sono levate a più riprese.
La causa scatenante è la decisione di costruire nuove case proprio sopra i campini di calcio che rappresentano uno degli ultimi spazi di aggregazione realmente vissuti nel quartiere; decisione che rappresenta però solo la punta dell’iceberg di quella che è la considerazione che il Palazzo ha delle periferie pisane, buone come serbatoi di voti, come paravento per i sempre maggiori bisogni sociali insoddisfatti, come teatro per nuove speculazioni di ogni tipo. La vera arroganza sta però nel continuare a pensare di poter gestire e “domare” un intero quartiere mandato alla deriva organizzando, dietro la maschera della partecipazione territoriale, sporadiche riunioni in forma di lezioni al popolino.
Il fuoco della conoscenza
Dall’ateneo occupato al blocco sociale in città. In rivolta contro la riforma!
Pisa – Bloccati 5 ponti, occupato l’aeroporto, bloccata la stazione centrale
Il giorno dopo-occupazione delle 7 facoltà, si apre molto presto a Pisa, con dieci picchetti di studenti e studentesse che, in centinaia, impongono dal basso il blocco e la sospensione delle lezioni, chiudendo con catene e nastri tutti gli ingressi dei dipartimenti delle facoltà.
Questi picchetti diventano quindi momenti di soggettivazione collettiva e di rilancio per le assemblee mattutine delle facoltà occupate: alle 10 e mezzo ogni facoltà crea momenti di organizzazione della protesta che per questa giornata di discussione parlamentare del ddl hanno tutti l’impellente obiettivo del blocco e della creazione di forti momenti di visibilità nella città.