Pisa: gli studenti bloccano la nomina della commissione statuto
Dopo la partecipata assemblea di ateneo di lunedì, il movimento studentesco inizia il nuovo anno contrapponendosi a qualsiasi tentativo di applicazione della legge Gelmini e di pacificazione imposta dal Rettore.
Nelle settimane precedenti forti erano stati i segnali di cosa il neo rettore Augello intendesse in campagna elettorale per “opposizione alla riforma”: la ligia applicazione delle direttive con cui il Ministero vuole imporre tagli, precarietà, sfruttamento all’interno di quella che già oggi è la fabbrica sociale di mercificazione di saperi e diritti.
Il movimento ha deciso quindi di provare a bloccare la seduta di oggi del senato accademico e del consiglio di amministrazione, nella quale si sarebbero dovuti nominare i membri della commissione statuto, organo appunto deputato alla riscrittura delle regole dell’ateneo adatte a recepire i decreti attuativi ministeriali.
Dalle 9 di mattina decine di studenti hanno presidiato gli ingressi del Rettorato e del palazzo dell’economato; verso le 10 e mezzo hanno fatto irruzione nella sala in cui i membri del Senato e CdA erano riuniti: il Rettore si è prodigato nell’esporre i motivi per cui la commissione statuto dovrà essere vista come organo di discussione e partecipazione (dall’esterno) del “movimento”, contrapponendo alla realtà dei fatti una visione illusoria e mistificata di una comunità accademica unita, stretta intorno ai propri rappresentanti nel difendere i propri “privilegi”.
Invece, la realtà dei fatti è che la governance vuole riscrivere prima possibile lo Statuto dell’ateneo per poter meglio concorrere ad accaparrarsi quelle briciole che il Governo mette a disposizione dei vari potentati baronali degli Atenei.
La possibilità per un rappresentante dei ricercatori precari di assistere da uditore, la garanzia di trasparenza, partecipazione e democrazia, come caratteristiche dell’operato della futura commissione, la prospettiva del commissariamento da parte del ministero come spauracchio grazie a cui giustificare l’imminenza delle nomine, sono le argomentazioni con cui la nuova governance dell’Ateneo avrebbe voluto convincere ad abdicare alla funzione che più è propria delle soggettività cresciute nel movimento contro la legge Gelmini: quella dell’individuazione delle controparti e della necessaria conflittualità da agire nei confronti di chi, in nome di un interesse generale, continua a ristrutturare i rapporti di potere all’interno dell’università a proprio vantaggio.
Dopo aver dichiarato la necessità di bloccare le nomine della commissione, gli studenti hanno inseguito la casta universitaria in giro tra le varie “stanze dei bottoni”, riuscendo ad irrompere durante il senato accademico e a farlo rinviare.
Sarà quindi sempre più polarizzato quel rapporto tra i membri della comunità accademica dopo la giornata di oggi. Il rettore e il senato riconvocheranno tra breve la nuova seduta, in cui ogni tentativo di mediazione (al ribasso) si dimostrerà per quello che è: la volontà di governare le lotte e le soggettività che esprimono rivendicazioni di riappropriazione e di antagonismo alla dismissione strategica dell’università, dismissione a cui il rettore non può più fingere di opporsi.
La sfida cui il movimento è chiamato a rispondere è quella di creare la direzione di nuovi e sempre più conflittuali orizzonti di liberazione e di come costruire la massificazione delle proprie istanze di demercificazione del sapere, di autonomia e di ripresa in mano del proprio futuro, proprio ora in cui le parti in gioco calano le maschere, dichiarando concretamente da quale parte della barricata si collocano.