Pontedera: ‘chiudere i covi fascisti ora!’
Nessuno spazio per i fascisti né a Pontedera né altrove. Oggi lo hanno voluto dimostrare un migliaio di persone riunitesi in corteo per gridare con determinazione la chiusura della sede di Forza Nuova.
Soltanto una settimana fa l’irruzione di una decina di forzanovisti all’interno del teatro Era, dove si svolgeva una cerimonia per l’assegnazione della cittadinanza italiana a centinaia di bambini migranti.
Il corteo, lanciato da Anpi e Arci e che ha visto una buona partecipazione di pisani e pontederesi, è terminato in un comizio con tanto di palco allestito nel parcheggio del supermercato Panorama, ben lontano dal covo fascista. Sembrava finita qua la giornata di opposizione ai neo fascisti, quando centinaia di persone hanno iniziato a fischiare contro il sindaco Millozzi e le istituzioni, colpevoli di aver dato strada libera in questi anni a Forza Nuova, facendogli aprire una sede in pieno centro.
Dopo i fischi, un duro faccia a faccia: da una parte gli assessori del Pd e i dirigenti della cgil, dall’altra centinaia di giovani pontederesi, pisani e migranti, che non ci stavano a finirla così, ben consapevoli che l’antifascismo non si delega a chi sul territorio emana leggi razziste come l’ordinanza anti-borsoni.
Un nuovo corteo quindi è partito verso la sede di Forza Nuova, blindatissima da camionette e cordoni di celere messi lì per proteggere una decina di militanti fascisti rintanati nel loro covo.
Un corteo determinato che ha dato la giusta risposta all’ennesimo tentativo dei fascisti di prendere spazio nel territorio pontederese, questa volta andando addirittura ad aggredire centinaia di bambini.
Una giornata importante che ha visto un’allargata partecipazione di diversi soggetti sociali che, anche da località vicine, hanno raggiunto Pontedera. Chi pratica l’antifascismo sui propri territori, sa bene che non è tollerabile lasciare agibilità politica a chi, con un populismo becero, vorrebbe sfruttare la disperazione dei disoccupati e degli indebitati scagliandoli contro un presunto diverso, invece che contro le banche e i padroni.
L’antifascismo non è uno slogan, ma una pratica quotidiana che deve partire da momenti di confronto, di organizzazione e di radicamento nei territori da parte di chi rigetta politiche razziste e xenofobe.