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approfondimenti e contributi politici

MORTI SUL LAVORO: UN RISCHIO CALCOLATO DEL GOVERNO BERLUSCONI

  • Giugno 19, 2010 12:23 pm

Berlusconi dice di sentirsi un perseguitato e con il titolo di questo articolo, forse, potrà pensarlo anche qualche lettore: sarà forse colpa di Berlusconi se muoiono 3 lavoratori il giorno? Sicuramente no, anche perchè non c’è certo lui a dirigere i cantieri o controllare che tutto avvenga secondo le norme vigenti. Ma Berlusconi è un politico, per l’esattezza il Presidente del Consiglio, quindi le sue responsabilità non sono certo quelle di un capo cantiere ma sono responsabilità politiche che in questo caso sono gravissime.

Vediamo perchè.

Con il decreto legislativo 81/2008 "Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro" il governo Prodi aveva riunito, abrogato e armonizzato tutte le norme esistenti in materia di sicurezza del lavoro nella legislazione italiana. Una lege importante nata soprattutto sulla spinta emotiva e l’indignazione popolare dopo la morte dei 7 operai ThyssenKrupp. Un testo unico che fu considerato all’avanguardia (anche se poi in Italia c’è da verificarne le reali volontà di applicazione) e che fu altamente osteggiato da tutte le associazioni imprenditoriali.

EGIN, MEGAFONO DELLE LOTTE

  • Aprile 10, 2010 11:15 pm

Ieri sera, nell’ambito della sesta edizione del Newroz in festa, erano di scena gli Egin, gruppo torinese folk rock, che presentavano l’ultimo disco “Des Maunet”. Intervista a Fabrizio, voce degli Egin.

Gli Egin da più di dieci anni rappresentano una importante parte della musica “in lotta” piemontese, suoni dai ritmi scattanti combinati a una forte presenza sul palco, capace di trasmettere non solo buona musica ma anche messaggi di lotta, soprattutto in solidarietà ai movimenti nei Paesi Baschi e alla lotta contro l’alta velocità in Val di Susa.
Abbiamo parlato con Fabrizio, voce e chitarra del gruppo:

KURDISTAN, STORIA DI UN POPOLO IN LOTTA: IL PKK E LA REPRESSIONE

  • Aprile 9, 2010 9:10 am

Per Kurdistan si intende un territorio di circa 450.000kmq diviso tra Turchia, Iraq ,Siria ed Iran. La maggior parte del territorio kurdo è situato all’interno dei confini turchi per un’area di circa 230.000kmq (30% del territorio turco).

Il territorio è strategicamente rilevante per la ricchezza di petrolio e le risorse idriche (gli unici giacimenti di petrolio della Turchia ed i maggiori della Siria si trovano in territorio kurdo), ed è al centro di alcune importanti vie di comunicazione, come ad esempio quella tra le repubbliche centroasiatiche, l’Iran e la Turchia.

UNICA SOLUZIONE: RIAPPROPRIAZIONE!

  • Marzo 26, 2010 4:12 pm
Pubblichiamo di seguito un contributo del collettivo Precari
Autorganizzati di Pisa. L’articolo è l’introduzione del nuovo numero di
"Lotte sociali per l’autonomia", che verrà presentato durante la due giorni di iniziative organizzate dalla neonata Zona Autonoma Pisana (ZAP-Precari Autorganizzati, Progetto Prendocasa, CUA, CASP , S.A.Newroz).
Le iniziative si svolgeranno presso l’ex-cinema Ariston occupato nel pomeriggio di ieri.

Sono passati nove mesi dal primo numero di lotte sociali e permane
l’esigenza di dare forma ad un foglio di elaborazione politica dei
conflitti che prendono vita sul nostra territorio.
In questi nove mesi la crisi, che dall’inverno 2009 ha destabilizzato
il sistema politico-economico italiano, ha proseguito il suo corso di
ricaduta sull’economia reale, accentuando i fenomeni di
ristrutturazione del mondo del lavoro con licenziamenti, casse
integrazioni ed erosione dei diritti della popolazione proletariaD’altra parte si registra comunque una tenuta del sistema sociale
capitalista italiano, lasciato a galla dall’enorme immissione di denaro
pubblico nelle casse del mondo finanziario e bancario. Una tenuta
quindi debole ed effimera, ma per adesso (per quanto?) capace di tenere
a freno possibili insorgenze sociali, soprattutto a fronte di una per
ora impossibile ricomposizione sociale e politica di tutti quei
soggetti che già stanno pagando la crisi.

In questo quadro l’ipotesi auspicata di autunno caldo si è rivelata
infondata rispetto alla sterilità delle mobilitazioni di massa. Lungi
da noi interpretare la realtà in modo pessimistico, guardiamo con le
lenti della trasformazione sociale a quei conflitti che in maniera
ancora embrionale e disarticolata stanno caratterizzando il nostro
territorio.
Un nuovo ciclo di lotte territoriali autonome ha preso il via, lotte
che parlano il linguaggio della riappropriazione, che si confrontano
con una quasi assenza e soprattutto incapacità istituzionale di
mediazione sociale, che trovano linfa dal disagio crescente e dalla
disillusione sempre più pressante di un futuro di normalità che passa
dai canali delle leggi sistemiche. Lotte che fanno intravedere linee di
tendenza di possibili ricomposizioni tra soggetti eterogenei tra loro,
possibili formazioni di blocco sociale contro nemici che giorno dopo
giorno prendono visibilità e perdono consenso e credibilità.
E’ infatti la prospettiva della resa del pubblico, del fallimento dello
Stato nei termini di garante della riproduzione sociale che ci spinge a
sottolineare ancora con più convinzione le qualità che hanno le lotte
sociali per la riappropriazione di destrutturazione della forma
politica e sociale del sistema capitalista.
Lotte sociali, ma intrinsecamente politiche poiché minano le fondamenta
di un sistema che sempre più si basa sull’indebitamento pubblico, sulla
necessità di valorizzare risorse, territori, energie, bisogni che sono
sempre più incompatibili con la sopravvivenza della popolazione.

Di fronte a tutto ciò ci confrontiamo con l’appuntamento delle prossime
elezioni politiche regionali toscane arrivando ad alcune considerazioni:

  • La classe politica candidata a governare la Toscana conferma la sua natura autoreferenziale,
    di riproduzione di candidati (anche nei termini di biografia personale)
    e di programmi che trovano riscontro solo ed esclusivamente all’interno
    della casta che rappresentano e degli interessi politici ed economici
    dei poteri forti.
  • La definitiva morte politica della
    sinistra cosiddetta radicale, condannata ancor di più dalla scelta di
    candidarsi all’interno della cordata PD. Una morte che proprio per
    questo emana puzzo di marcio.
  • La trasversalità di
    ogni formazione politica alle direttive di accumulazione capitalistica.
    Il candidato del PD Rossi che inserisce nel suo programma la
    costruzione di CIE dove rinchiudere i migranti; le leggi regionali
    sulla casa con la prerogativa di cementificare territori e di disporre
    una gerarchizzazione e privatizzazione del diritto all’abitare tramite
    progetti di Housing sociale; il ruolo della Regione all’interno dei
    nuovi dispositivi di precarizzazione della formazione, con l’entrata di
    questa (al pari di qualsiasi Multinazionale) nei consigli di
    Amministrazione delle Università, l’appoggio alla costruzioni di Grandi
    Opere come il Rigassificatore off-shore; l’assenza di piani di
    contenimento della disoccupazione e di ammortizzazione sociale per i
    lavoratori dei distretti industriali e l’utilizzo delle risorse
    finanziarie esclusivamente nel rifornimento di crediti per le
    ristrutturazioni delle imprese.
  • La crescente
    separazione tra i bisogni sociali della popolazione e gli interessi
    della Politica e delle regole della democrazia rappresentativa. La
    crescita dell’astensionismo probabilmente come unico dato interessante
    cui prestare attenzione come ulteriore segnale di crisi governamentale
    e di costruzione di consenso. Il tramonto dell’opzione
    social-democratica, alla luce di una crisi che impedisce qualsiasi
    politica redistributiva e anzi incentiva una nuova stagione di lacrime
    e sangue per le classi più povere (Grecia docet), pena la sopravvivenza
    stessa di questo sistema politico-economico.

Per questo abbiamo deciso come Zona Autonoma Pisana di occupare
l’ex-Ariston proprio durante la due giorni di elezioni. Se le regole
della rappresentanza sono in crisi, la stessa forma politica
democratica ogni giorno che passa cede, è compito delle soggettività
antagoniste indicare come abbattere questo sistema di Dominio. La
riappropriazione collettiva è il grimaldello di destrutturazione
sistemica, il conflitto è la forza con cui si maneggia, il contropotere
lo spazio di autonomia
da conquistare, rompendo le leggi del profitto e dell’accumulazione,
costruendo nuove forme di relazione sociale. La cornice dentro cui si
strutturano le occupazioni delle case, prendono vita comitati di
quartiere nelle periferie, nascono collettivi autonomi di giovanissimi,
è quella della soggettività politica antagonista che emerge dalle crepe
di un sistema capitalistico che per svilupparsi ed accumularsi
costringe ad interrogare il movimento del lavoro vivo su quali strade
percorre per continuare a sopravvivere.

Necessità di riproduzione sistemica vs bisogni collettivi della riproduzione sociale:
la riappropriazione è la faccia antagonista della necessità del
Capitale di espropriare risorse sociali. Per questo, l’unica soluzione
è la RIAPPROPRIAZIONE.