MORTI SUL LAVORO: UN RISCHIO CALCOLATO DEL GOVERNO BERLUSCONI

  • Giugno 19, 2010 12:23 pm

Berlusconi dice di sentirsi un perseguitato e con il titolo di questo articolo, forse, potrà pensarlo anche qualche lettore: sarà forse colpa di Berlusconi se muoiono 3 lavoratori il giorno? Sicuramente no, anche perchè non c’è certo lui a dirigere i cantieri o controllare che tutto avvenga secondo le norme vigenti. Ma Berlusconi è un politico, per l’esattezza il Presidente del Consiglio, quindi le sue responsabilità non sono certo quelle di un capo cantiere ma sono responsabilità politiche che in questo caso sono gravissime.

Vediamo perchè.

Con il decreto legislativo 81/2008 "Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro" il governo Prodi aveva riunito, abrogato e armonizzato tutte le norme esistenti in materia di sicurezza del lavoro nella legislazione italiana. Una lege importante nata soprattutto sulla spinta emotiva e l’indignazione popolare dopo la morte dei 7 operai ThyssenKrupp. Un testo unico che fu considerato all’avanguardia (anche se poi in Italia c’è da verificarne le reali volontà di applicazione) e che fu altamente osteggiato da tutte le associazioni imprenditoriali.

C’erano in particolare due punti che potevano dare una controtendenza alle stragi che avvengono quotidianamente: la previsione di sanzioni molto più salate per le imprese che non rispettano le norme e la responsabilità diretta della principale ditta appaltatrice in caso di subappalto. Due piccole previsioni in mezzo a tante altre che partendo da ciò che è successo in questi giorni nella nostra città (due morti in 48 ore fra cantiere e porto) potevano sicuramente costringere tutti a dare la giusta importanza al problema sicurezza.

Il Testo Unico entrò in vigore il 9 aprile 2008, appena un mese prima del quarto governo Berlusconi che proprio in quei giorni si apprestava a vincere le elezioni anticipate dopo la caduta del governo Prodi sotto i colpi di Mastella e Dini. Il nuovo governo Berlusconi con il ministro Sacconi in prima linea si mise subito al lavoro per neutralizzare il Testo Unico sotto la spinta di Confindustria, tanto che meno di un anno dopo, il 27 marzo 2009, il Consiglio dei Ministri aveva già approvato il Decreto correttivo al Dlgs 81/08.

http://home.rifondazione.it/xisttest/content/view/5397/343/

Ma non finisce qui. Una circolare dell’Inps a firma del direttore dell’istituto Domenico Crecco, datata 25 febbraio 2009, esortava gli Ispettori del lavoro a non intervenire per evitare che le aziende finiscano nell’occhio del ciclone, anticipando di fatto l’entrata in vigore della riforma Sacconi al Testo Unico del governo Prodi.

La circolare Inps, si appoggiava alla Direttiva Sacconi del 18 Settembre del 2008 che dava disposizioni agli ispettori del lavoro di non intervenire sulla base di segnalazioni anonime da parte dei lavoratori.
Una direttiva che in pratica chiedeva agli ispettori del lavoro di non rompere le scatole alle imprese, dice nero su bianco, che dato che c’è la crisi, i controlli devono essere meno rigidi, non bisogna danneggiare troppo le imprese, casomai "dovrà essere privilegiata l”azione di vigilanza nei confronti delle realtà economiche gestite da minoranze etniche". Insomma, una cambiale in bianco a Confindustria con l’aggiunta di una ventata nuova di razzismo.

http://home.rifondazione.it/xisttest/content/view/5447/344/

In particolare le modifiche apportate dal Governo risultano essere particolarmente strumentali per quanto riguarda: le responsabilità dei padroni, che non potranno essere giudicati colpevoli di eventuali morti sul lavoro qualora l’opera di vigilanza sia stata demandata ad altri soggetti (dirigenti, capi, ect). Si rischia in questo modo che grandi aziende come l’Ilva, la Fiat, non risponderanno del danno provocato, anche quando si tratti di vite umane. I lavoratori e loro famiglie rischieranno di non avere mai giustizia.

http://home.rifondazione.it/xisttest/content/view/5637/394/

Ma soprattutto "l’articolo 15bis", che stabilisce che il datore di lavoro non risponde della morte o dell’infortunio se l’evento è riconducibile alla responsabilità di un qualsiasi altro soggetto operante nel contesto produttivo (preposto, progettista, medico competente, lavoratore). "Così si deresponsabilizza totalmente il datore di lavoro, svelando l’ipocrisia di tante dichiarazioni seguite alla tragedia della Thyssen che promettevano più severità". La norma salva-manager, appunto, bocciata di fatto con la sentenza della Cassazione.

http://home.rifondazione.it/xisttest/content/view/5783/341/

Insomma, appare chiaro che nella cultura del capitalismo, nella sua ricerca continua di profitti acuita dalla crisi, i morti sul lavoro non sono altro che un rischio calcolato fra costi e benefici. Benefici che naturalmente pendono dalla parte dell’impresa e dei ricchi e costi che sono pagati quotidianamente sulla pelle dei lavoratori. Il Testo Unico del governo Prodi non era certo un testo rivoluzionario specialmente per un governo che rarissime volte si era messo contro Confindustria e in questo caso era stato spinto più da un’indignazione popolare rispetto alla Thyssen che altro, ma di fatto è stato ugualmente abrogato.

Di fronte alla stragi quotidiane di lavoratori, la retorica delle lacrime di coccodrillo delle imprese, dei partiti, dei sindacati che si stringono intorno alle famiglie sono nel concreto solo ipocrisia. Gli italiani invece continuano a far finta che quello dei morti sul lavoro sia un tema verso cui la popolazione è sensibile. Poi si legge i sondaggi e si vede che il ministro Sacconi è il più apprezzato dagli italiani.

Sicuramente in giro c’è molta più confusione e ipocrisia che sensibilità.

di Franco Marino per SenzaSoste