IL CASO EX STALLETTE: QUANDO IL COMUNE LA FA DA PADRONE

  • Aprile 11, 2010 3:06 pm

Un silenzio ambiguo circonda la situazione delle Ex-Stallette. Il Comune, che a Gennaio ha notificato agli inquilini l’istanza di sgombero da rendere esecutivo entro Maggio, non mostra per ora di voler prendere in cosiderazione la possibilità di una soluzione alternativa, anzi minaccia con arroganza di voler ricorrere ad un uso massiccio della forza pubblica per garantire che l’area venga liberata entro i termini stabiliti.

L’area delle Ex-Stallette, un tempo sede delle stalle in cui venivano alloggiati gli animali destinati al macello, risulta occupata dall’immediato dopoguerra, quando un gruppo di famiglie sfollate in seguito ai bombardamenti, vi si sistemarono.

Nei decenni successivi, senza che le amministrazioni comunali pensassero a dar loro un’altra sistemazione, gli abitanti di quel riparo di fortuna lo adattarono alle loro esigenze abitative, spendendoci fatica, sudore e tanti quattrini.

Per un lungo periodo i nuclei occupanti hanno pagato l’affitto che, sotto diverse forme (indennità di occupazione o vero e proprio canone), il comune o gli enti preposti alla gestione degli immobili pubblici hanno provveduto a riscuotere, nonostante legalmente quelle abitazioni risultassero abusive e non idonee dal punto di vista urbanistico. Proprio in virtù di quest’ambiguità le amministrazioni non hanno mai provveduto a rendere gli stabili abitabili, né a fornire gli allacci delle utenze. In questi anni gli inquilini stanno affrontando una causa legale intentata dal Comune in seguito ad un contenzioso sull’uso dell’allaccio dell’acqua che per decenni è stata fornita gratuitamente e solo quando si è trattato di far quadrare i bilanci è stata negata e sono stati chiesti 100.000 Euro di risarcimenti per ogni nucleo.

Questa che riassumiamo in poche righe è una storia lunga 50 anni, che ora il Comune vuole bruscamente interrompere con un’ordinanza di sgombero. Non è la prima volta che viene intimato agli inquilini delle Ex-Stallette di lasciare l’area, dagli anni 80 ad oggi sono state notificate altre tre ordinanze di sgombero, mai rese esecutive.

Perchè allora questa volta dovrebbe essere diverso? Da un lato la differenza la fanno i finanziamenti del PIUSS, diversi milioni di Euro cui il comune avrebbe accesso attraverso un progetto di riqualificazione urbanistica che riguarderebbe gran parte dell’antica cinta muraria e di una parte dell’area sottostante in cui rientrerebbe l’intero sito delle Ex-Stallette e dei vecchi Macelli dove il progetto prevederebbe di realizzare il Museo del Calcolo.

Ciò che mette in apprensione l’amministrazione comunale è la condizione necessaria allo stanziamento dei fondi, ovvero la messa in atto del progetto che non può aver luogo finchè l’area delle stallette rimane abitata. Per creare tale condizione viene messa in atto la sempre valida politica del divide et impera: tre dei nove nuclei che risiedono nell’area risultano assegnatari per alloggio popolare ed è stato loro garantito che entro la data prevista per lo sgombero vi avrebbero avuto accesso (anche se ad oggi non sono state assegnate ancora le case previste dalla graduatoria degli assegnatari del 2006), nonostante le promesse però neppure loro hanno avuto fin ora notizie. Gli altri nuclei verranno invece abbandonati a loro stessi e lasciati in balìa del libero mercato.
Dall’altro lato sono proprio gli inquilini a voler finalmente mettere fine ad una situazione che dura da troppo tempo. Nessuno di loro ha intenzione di sottostare agli umori delle giunte comunali che si succedono, o di aspettare che da un momento all’altro qualche amministratore decida che le loro case devono essere utilizzate per un museo oggi, magari domani per un albergo o per un parcheggio poi.

Per tutti il percorso che sta prendendo piede, e che ha visto la luce con la costituzione di un comitato spontaneo che riunisce, oltre ai nuclei che abitano le Ex-Stallette, anche un gran numero di famiglie e persone solidali, che riconoscono l’urgenza di lottare per il diritto alla casa e che individuano nel Caso-Stallette il simbolo del malfunzionamento delle politiche abitative comunali, rappresenta l’unica alternativa in grado di dare una soluzione, mettendo in evidenza e denunciando i vuoti degli enti locali. L’amministrazione infatti, non solo non intende garantire ai propri cittadini una soluzione praticabile, ma assume il tipico atteggiamento di un qualsiasi proprietario immobiliare che, laddove intravvede un maggiore profitto, non esita a liberarsi di chi ha fin ora abitato e reso propria una casa.

Il Comitato contro lo sgombero delle Ex-Stallette ha più volte ribadito come non intende per nessuna ragione cedere il passo a progetti che avrebbero come unico risultato immediato quello di lasciare senza casa nove nuclei familiari.

Le minacce dell’uso della forza hanno un unico risvolto: quello di accrescere la rabbia e la determinazione degli abitanti e di moltiplicare la rete di solidarietà che li abbraccia. Senza una soluzione nessuno metterà un piede fuori dalle Stallette.

Di seguito pubblichiamo il comunicato del Comitato contro lo sgombero delle Ex-Stallete, nel quale inoltre il comitato dà la sua solidarietà agli occupanti di Via Marsala:

Senza una soluzione noi di qui non ce ne andiamo!

Lo scorso 27 marzo il Comitato contro lo sgombero delle Ex- Stallette ha svolto un volantinaggio informativo davanti all’ingresso del Municipio al fine di portare a conoscenza della cittadinanza i problemi che gli inquilini, cui è stata notificata due mesi fa un’istanza di sgombero da rendere esecutivo entro aprile, sono costretti ad affrontare.

Nel volantino, che è stato fatto recapitare al Sindaco e consegnato personalmente all’assessore Zambito nel corso di un incontro, veniva delineata la situazione in cui versa l’area delle Ex-Stallette sia a livello politico e sociale, sia a livello abitativo. A sostenere l’iniziativa erano presenti numerose persone e nuclei familiari solidali.

Sia nel corso del colloquio, sia nel contenuto dei volantini non si è fatto accenno alla possibilità di risolvere i problemi in ambito legale, è stata messa anzi l’accento sulla latitanza del comune e delle amministrazioni che si sono succedute. Il problema, e questo è stato chiaro da subito, è di natura politica e sociale, non giuridico, e tale deve essere la soluzione. Nel corso del dibattito l’assessore ha addirittura lasciato la sala delle Baleari, luogo dell’incontro con gli inquilini, non riuscendo più a sostenere la discussione.

A distanza di quasi una settimana ha però ritenuto opportuno comparire sui giornali con una lettera in cui veniva data una risposta all’unica istanza che non era stata presentata dal comitato, bensì dal sindacato Unione Inquilini, e cioè quella di intervenire con una sanatoria e risolvere quindi in maniera giuridica il problema. Un dibattito sulla questione della sanatoria è una pura e semplice divagazione, una strumentalizzazione utile solamente a spostare l’attenzione dal reale fulcro del discorso e a fare della propaganda politica a buon mercato, citando le poche iniziative che il comune ha provato a prendere in questi anni per risolvere l’emergenza abitativa. Ad oggi oltre gli articoli apparsi sui giornali il comune non ha preso in considerazione nessuna soluzione se non quella di sgombero dell’ intera area proponendo solo ad alcune famglie un alloggio alternativo, e condannando le altre a trovare soluzioni di fortuna.

Un comportamento questo che indica l’incapacità di assumersi la responsabilità politica e civile del destino di queste persone. E’ come diretta conseguenza all’inseguimento di un interesse economico che l’amministrazione vuole letteralmente mettere le mani su di un’ area che nei decenni gli inquilini hanno trasformato, vissuto ed adattato alle loro esigenze, andando incontro anche a pesanti sacrifici ed ora pretendono che vengano riconosciuti.

All’assenza o all’indifferenza di questa e delle altre amministrazioni ed alla prepotenza di un Comune che si comporta come un qualsiasi proprietario immobiliare, il Comitato contro lo sgombero risponde con determinazione, ribadendo l’intenzione di non lasciare per nessuna ragione le “Ex-Stallette”, se non davanti ad una soluzione praticabile.

E’ a queste istanze ed a questo soggetto politico spontaneamente costituito che il Comune deve rispondere, che siano dichiarazioni o che siano fatti, non accettiamo di essere estromessi da un dibattito che ci riguarda in prima persona. Riteniamo doveroso far sentire la nostra vicinanza e solidarietà attiva alle otto famiglie occupanti di Riglione ed al Comitato territoriale di Pisa Est che in questo momento lottano per il diritto alla casa, contro la prepotenza dei grossi immobiliaristi.

Comitato contro lo sgombero delle Ex-Stallette

 

IL CASO EX STALLETTE: QUANDO IL COMUNE LA FA DA PADRONE

  • Aprile 11, 2010 3:06 pm
Un silenzio ambiguo circonda la situazione delle Ex-Stallette. Il Comune, che a Gennaio ha notificato agli inquilini l’istanza di sgombero da rendere esecutivo entro Maggio, non mostra per ora di voler prendere in cosiderazione la possibilità di una soluzione alternativa, anzi minaccia con arroganza di voler ricorrere ad un uso massiccio della forza pubblica per garantire che l’area venga liberata entro i termini stabiliti.
 
L’area delle Ex-Stallette, un tempo sede delle stalle in cui venivano alloggiati gli animali destinati al macello, risulta occupata dall’immediato dopoguerra, quando un gruppo di famiglie sfollate in seguito ai bombardamenti, vi si sistemarono.

Nei decenni successivi, senza che le amministrazioni comunali pensassero a dar loro un’altra sistemazione, gli abitanti di quel riparo di fortuna lo adattarono alle loro esigenze abitative, spendendoci fatica, sudore e tanti quattrini.

Per un lungo periodo i nuclei occupanti hanno pagato l’affitto che, sotto diverse forme (indennità di occupazione o vero e proprio canone), il comune o gli enti preposti alla gestione degli immobili pubblici hanno provveduto a riscuotere, nonostante legalmente quelle abitazioni risultassero abusive e non idonee dal punto di vista urbanistico. Proprio in virtù di quest’ambiguità le amministrazioni non hanno mai provveduto a rendere gli stabili abitabili, né a fornire gli allacci delle utenze.
In questi anni gli inquilini stanno affrontando una causa legale intentata dal Comune in seguito ad un contenzioso sull’uso dell’allaccio dell’acqua che per decenni è stata fornita gratuitamente e solo quando si è trattato di far quadrare i bilanci è stata negata e sono stati chiesti 100.000 Euro di risarcimenti per ogni nucleo.
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