Pisa: crescono nuove soggettività del conflitto!

  • Febbraio 22, 2010 6:30 pm

da Infoaut

Riflessioni a partire  dalla
mobilitazione studentesca di Venerdì mattina

Vale la pena ragionare sulla
straordinaria giornata di mobilitazione degli studenti medi di venerdì, ponendo
prima di tutto la nostra attenzione di militanti antagonisti alla
conflittualità che questi hanno praticato.

Il corteo indetto dal
coordinamento degli studenti medi neanche una settimana fa è riuscito a
raggiungere un duplice obiettivo: catalizzare l’attenzione mediatica sull’opposizione
sociale all’espropriazione/privatizzazione che il mondo della formazione sta
subendo, e far fare un grande salto qualitativo nelle soggettività studentesche
che si stanno muovendo per lottare contro la riforma. La manifestazione,
nonostante la pioggia battente ed il poco tempo a disposizione di preparazione,
è riuscita nei suoi obiettivi perché è stata una manifestazione determinata nel
praticare una rottura politica con la
tradizionale sfilata di studenti medi, che seppur molte volte quantitativamente
numerosa, ha puntualmente abdicato alle reali possibilità di trasformazione
sociale. Una rottura incarnata nella nuova condizione e consapevolezza di
questi studenti, impegnati non tanto a informare l’opinione pubblica, quanto a riprendersi direttamente ciò che gli è
stato tolto; convinti nell’indicare responsabili ed individuare nemici;
determinati più a pretendere, che a
chiedere. Una manifestazione che ha praticato blocchi, che ha deciso di
marciare in maniera non autorizzata, che ha colpito i simboli ed i palazzi di
chi coscientemente impone alla formazione il ruolo di palestra di
disciplinamento e di precarizzazione di futura (e in molti casi già presente)
forza-lavoro. Una rottura politica che parla il linguaggio dello scontro contro chi sempre più frequentemente è
visto come servo ed esecutore della distruzione del proprio futuro: decidere di
entrare in provveditorato per impedire l’applicazione provinciale di una
riforma che ancora non è legge, sta a significare la volontà degli studenti di
riconoscersi come parte attiva del
mondo della formazione, anche a costo di forzare un cordone di carabinieri
posto a difesa degli interessi del provveditore e dei dirigenti scolastici
impauriti di fare i conti con i propri “sottomessi”. Questi studenti venerdì
mattina erano parte attiva e partecipe della scuola, ma distinta, altra e antagonista dall’altra parte: quella dei presidi,
dei professori del 5 in condotta, degli imprenditori e delle aziende che
costringono a stage non retribuiti…sù sù fino alla Gelmini ed al Governo. Ed è
proprio la  rabbia di chi vede la scuola
non un paradiso da  difendere ma una gabbia da liberare, che sta alla base della
riuscita del corteo di venerdì.

Le azioni fatte a  più riprese durante il corteo dimostrano la
capacità di questo nuovo movimento di studenti di “sentire” la piazza e la
strada come un campo di battaglia in cui prima di tutto è necessario saper
individuare le controparti, segnarle:
ecco che imbrattare il palazzo di una scuola privata con una scritta e lanciare
uova di vernice contro l’edificio pulito a lucido di Confindustria diventano
atti politici, anche se giudicati vandalismi da quella parte di società civile
e politica per la quale la lotta è giusta fintanto che rimane innocua e si
riduce ad informare, e mai ad incidere.
Ma a leggere i giornali locali di questi giorni pare proprio che anche da
questo punto di vista i benpensanti si sbaglino: è stata la determinazione
soggettiva di un corteo numericamente non elevatissimo, a prendersi lo spazio
mediatico; è stata la lotta di chi coglie anche sul proprio territorio locale i
simboli ed i responsabili della propria precarietà esistenziale, a conquistarsi
l’attenzione sociale della cittadinanza. Nel solo spazio di una mattinata (per
quanto iniziata alle 7 e mezzo e conclusa all’una) qualche centinaio di
studenti e di studentesse si sono imposti
alla città con l’intelligenza politica dello scontro
sociale
.

Probabilmente la rottura politica
con la tradizione dei cortei studenteschi è da rintracciare nella composizione della
manifestazione. Il conflitto espresso nella mobilitazione di venerdì mattina è
stato il naturale sbocco di un percorso politico che da quasi due mesi gli
studenti prevalentemente di istituti professionali (ed in maniera specifica
quello alberghiero) stanno portando avanti nelle loro scuole. Un primo
appuntamento pubblico di visibilità è stato lo sciopero sociale che gli
studenti dell’istituto alberghiero Matteotti hanno organizzato una settimana fa
nella loro scuola: il taglio delle ore di laboratorio, la carenza dei fondi da
destinare alla “formazione professionale”, l’accentuato ricorso a stage e
tirocinii non retribuiti in aziende del territorio, una formazione culturale
sempre più basata sulla standardizzazione delle conoscenze e regolata dalla disciplina,
sono le motivazioni che hanno spinto gli studenti a interrompere le lezioni a
metà mattinata, e a creare primi momenti di discussione collettiva e di
informazione, arrivando a praticare cortei interni nell’istituto. L’organizzazione
della manifestazione di venerdì ha risentito positivamente di questi impulsi
che per la prima volta hanno contagiato principalmente ragazzi e ragazze degli
istituti tecnici e professionali. Il ruolo degli studenti autorganizzati di
questi istituti è stato fondamentale nel determinare gli ultimi appuntamenti di
lotta e nel decidere le modalità di svolgimento del corteo. Anche la capacità
con cui hanno gestito i momenti di tensione con le forze dell’ordine deriva da
una determinazione sociale propria di chi sente la lotta politica prima di
tutto come bisogno. La violenta
rapina che i poteri compiono sulla scuola e sui bisogni degli studenti ha sì
come primo effetto la desertificazione culturale del mondo giovanile, ma il suo
contrappunto negativo è anche la più
forte e decisa capacità di mobilitazione. E’ impressionante per chi ha vissuto
le mobilitazioni studentesche degli anni passati, la compattezza che gli
studenti di oggi hanno nel decidere di creare
disagio
come principale arma di lotta politica: forzare un cordone di carabinieri,
tirare uova, fare scritte durante cortei e rivendicarsi tutto e tutti sono
passaggi politici che in passato risentivano negativamente e nocivamente di
un’atmosfera politica e culturale permeata dal linguaggio pacifista e non
violento di settori del movimento e della società civile. Le soggettività
studentesche giovanili del conflitto di oggi, per quanto embrionali e
contraddittorie, vivono in assenza di quest’atmosfera: crescono invece nella
quotidianità della crisi, fanno i conti con gli sfratti, la perdita del posto
di lavoro, le bollette non pagate dei propri genitori, sentono direttamente
sulla propria pelle cos’è il mondo del lavoro (precario), pagano l’aggregazione
allo stadio al prezzo di diffide e denunce, sono insofferenti al razzismo sociale
sempre più pressante che li esclude dall’accesso ai luoghi ed ai simboli del
consumo…e tutto questo contribuisce e aumenta le possibilità di soggettivazione
e di organizzazione politica.

La crescita di questo movimento
sta nella ricomposizione politica e sociale tra gli studenti dei vari istituti ed
il rafforzamento della visione antisistemica…e dal corteo di venerdì scorso
sembra proprio che la strada imboccata sia quella giusta!

Infoaut Pisa