EGIN, MEGAFONO DELLE LOTTE
Ieri sera, nell’ambito della sesta edizione del Newroz in festa, erano di scena gli Egin, gruppo torinese folk rock, che presentavano l’ultimo disco “Des Maunet”. Intervista a Fabrizio, voce degli Egin.
Gli Egin da più di dieci anni rappresentano una importante parte della musica “in lotta” piemontese, suoni dai ritmi scattanti combinati a una forte presenza sul palco, capace di trasmettere non solo buona musica ma anche messaggi di lotta, soprattutto in solidarietà ai movimenti nei Paesi Baschi e alla lotta contro l’alta velocità in Val di Susa.
Abbiamo parlato con Fabrizio, voce e chitarra del gruppo:
Parlaci un po’ dell’ultimo disco, Des Maunet” uscito nello scorso novembre. Innanzitutto, cosa significa?
“Des Maunet è un piemontesismo che si richiama al grido “Maunèt!” che le madri urlano ai bambini che non vogliono tornare a casa dai giochi per strada, Des è “dieci”, come gli anni di attività del nostro “collettivo musicale”; diciamo che dieci maunèt è una frase che rispecchia la nostra voglia di raccogliere quello che le periferie culturali sono in grado di esprimere e da cui non abbiamo nessuna intenzione di staccarci. Come al solito abbiamo composto i nostri pezzi in molte lingue, oltre all’italiano e al piemontese anche in basco e francese, seguendo uno dei nostri fili conduttori per cui la stessa ricerca linguistica, l’uso di molte lingue è uno stimolo alla multiculturalità, a cui si lega il ritmico tipico delle sonorità basche, a cui siamo molto legati anche perché riescono a trasmettere l’energia della lotta in una musica coinvolgente.”
Ti sei definito come “collettivo musicale” più che come “band”, e in questo senso è importante ricordare che una delle vostre canzoni più conosciute “Non toccate la mia terra” è diventata in pratica un “inno” del movimento NO TAV.
La musica è sempre così, deve porsi su un piano di stimolo, di provocazione, inserirsi negli angoli oscuri difficili da scoprire, e così è stato anche per quanto riguarda il movimento NO TAV. Abbiamo scritto la canzone “Non toccate la ma terra” nel 2001, prima ancora delle giornate di Genova, poi l’abbiamo incisa nel 2003; la cosa più bella per noi è che una canzone pensata in generale come omaggio a tutte le persone che lottano sia diventata solo a posteriori un punto di riferimento culturale del movimento in valle. Ci piace pensare di poter essere una voce in più, utile alla lotta, e mi sembra che in questo caso ci siamo riusciti.
La definizione di “collettivo musicale” mi sembra un buon modo per sintetizzare un elemento caratteristico del nostro modo di pensare la musica: molti dei cinquecento concerti che abbiamo all’attivo sono stati affiancati da iniziative culturali e politiche, di informazione sul movimento in val di Susa, quasi come se noi stessi fossimo dei “groupies” delle lotte.
La musica, l’arte in generale, ha il privilegio di poter andare a fondo e diffondere alcune tematiche che altrimenti solo la militanza quotidiana di compagni e compagne porterebbero avanti. Come nei Paesi Baschi, ci piacerebbe essere considerati una colonna sonora del movimento, un megafono delle lotte.
Questa edizione del Newroz in festa è stata attraversata da tantissime persone, tanti anche i bimbi che hanno partecipato al laboratorio di scittura e stampa. Guarda le foto della giornata.