Pisa: in mille allo sciopero sociale contro la concertazione!
E’ cominciata presto la giornata di lotta a Pisa: gli universitari, che ieri avevano occupato diverse facoltà, hanno picchettato gli ingressi di molti edifici dell’ateneo, impedendo di fatto lo svolgimento dell’attività didattica. Picchetti anche davanti alle scuole superiori, centinaia di studenti medi hanno raggiunto piazza Garibaldi, luogo del concentramento lanciato dall’assemblea di ateneo di lunedì scorso, nella quale si era deciso di muoversi autonomamente dalla Cgil.
In una città in cui la Cgil è più parte integrante dei dispositivi di governo del centro-sinistra più che di organizzazione di lotta sindacale, la stessa convocazione autonoma lanciata dal movimento studentesco ha dato fastidio al segretario provinciale ed agli organismi dirigenti della Cgil! Segno dell’incompatibilità annunciata e praticata dal movimento, che ha saggiamente deciso di interpretare questa data come mobilitazione contro la concertazione al ribasso, ed in antagonismo alle misure del nuovo patto sociale cui i sindacati confederali vogliono prestarsi! Corteo autonomo e sciopero generale quindi, per ribadire quali sono le parti contro cui riaccumulare forza e riaprire e potenziare le lotte e i conflitti!
Le occupazioni delle facoltà, dei poli, i presidi mattutini ed i picchetti, le assemblee di preparazione e di discussione, non sono state solo un modo per far partecipare più persone a questa giornata, ma hanno dimostrato quanto, oggi al tempo della fabbrica sociale di sfruttamento, per costruire e praticare lo sciopero provando a generalizzarlo veramente, si deve raccogliere l’eredità conflittuale dei movimenti contro i tagli alla formazione, e che le forme di rappresentanza sociale e politica istituzionali e di quelle tradizionali del sindacato, siano superate dai fatti di un’attualità in cui, senza lotte e conflitto, regna l’immobilismo politico e sociale! E riattualizzare questa eredità all’insegna del blocco, del sabotaggio, del sanzionamento, è con chiarezza intendere lo sciopero prima di tutto come necessità di fare più possibile male all’avversario e di creare disagio per conquistare visibilità politica e riappropriazione!
Mentre piazza Garibaldi si riempie di studenti, precari, lavoratori, migranti, disoccupati, sfila sui lungarni il corteo della Cgil, partito alle 9 di mattina davanti alla sede della confederazione. Quella stessa manifestazione, dopo essere passata davanti al concentramento studentesco, va a concludersi poco più avanti in piazza Carrara.
A questo punto il secondo corteo, non autorizzato, invade le strade: è sciopero selvaggio! In centinaia e centinaia proseguono sui lungarni; “nessuna tregua per governo e padroni” recita uno striscione antagonista. Gli studenti del collettivo aula r di scienze politiche, dalla facoltà esprimono solidarietà agli studenti fiorentini colpiti mercoledì da provvedimenti repressivi da parte della questura: libertà e legittimità delle lotte! Poco dopo, di fronte al rettorato, un gruppo di studenti di Tijuana project affigge uno striscione contro lo sgombero di Palazzo Mastiani, di cui il rettore è il responsabile. Il corteo passa davanti piazza Carrara, dove si sta svolgendo il comizio conclusivo della manifestazione della Cgil: gli studenti e le studentesse prendono parola, rivolgendosi alla Cgil per riaffermare che la lotta e il conflitto sono la condizione senza la quale ogni ipotesi di alleanza rimane sterile e fittizia, buona solo per qualche spot di rinnovamento politico.
Cosa hanno in comune oggi il migrante che per resistere alla crisi vende “abusivamente”, ed è in lotta contro l’ordinanza antiborsoni, con una dirigenza sindacale che, qui come altrove, predica il cambiamento all’insegna della legalità?
Cos’ha in comune uno studente precario, che vuole riappropriarsi del proprio futuro contro affitti da rapina, lavoro al nero e ordinanze securitarie, con chi nella nostra città predica sempre e comunque il rispetto delle regole come unica cornice entro cui lottare?
Ma soprattutto è forte la determinazione con cui si affronta la prospettiva di questa giornata: basta unità sindacale con chi ha già deciso di stare dalla parte di governo e padroni. Basta sacrifici, fatti digerire con la speranza di un cambio di Governo che ridicolmente provano a far cadere con un’opposizione parlamentare che riproduce già, sui territori dove governa, la logica dell’austerità e della guerra. Basta concertazione con chi, che si chiamino Marchionne, Colaninno, Augello o Filippeschi, dall’alto del proprio rapporto di forza, ha già deciso che la strategia di uscita dalla crisi sia fatta di ancora più restrizioni, ricatti, precarietà.
La manifestazione dell’opposizione sociale prosegue quindi verso ponte Solferino, i manifestanti vogliono raggiungere la sede di Confindustria per sanzionarla, le forze dell’ordine sono schierate, come sempre, a protezione del palazzo. Il corteo si ferma e poco dopo in centinaia tra studenti, precari, migranti, ed operai decidono di conquistare la sede degli industriali. Giunti davanti al palazzo i manifestanti incontrano altre forze dell’ordine in tenuta antisommossa: sale la tensione da parte dei polizia e carabinieri che indietreggiano di fronte alla rabbia ed alla determinazione dello spezzone di volere ripassare sotto confindustria; viene quindi attaccato al portone uno striscione che recita “rifiuto, lotta e conflitto contro la precarietà”.
Durante l’azione, dal microfono, vengono ribadite le responsabilità di Confindustria, che ha voluto con forza l’approvazione del ddl Gelmini, che sfrutta gli studenti medi nelle scuole, che dà il suo assenso al modello Marchionne; non c’è tregua per i padroni che cercano costantemente di perseguire la via dello sfruttamento negli istituti, nelle scuole, nelle facoltà universitarie, nei luoghi di lavoro.
Il corteo si ricompatta e prosegue paralizzando il traffico andando poi a concludersi su ponte di mezzo, continuando quindi a bloccare la città.
Una giornata importante quella di oggi: dopo le pressanti richieste giunte durante la scorsa stagione di lotta, da parte del movimento che ha infiammato le piazze di tutto il paese, la convocazione di questo sciopero è apparsa tardiva e riduttiva, ma il movimento ha saputo rispondere con uno sciopero sociale e generalizzato, nel quale si sono raccolte le istanze di tutti coloro a cui vorrebbero far pagare la crisi, ma che non sono certo disposti ad abbassare la testa di fronte ai padroni.
Tanta la determinazione della piazza nell’affermare che non esiste nessuna unità sindacale, che non c’è possibilità di cambiamento con le politiche di concertazione, che contro “il nuovo patto sociale”, la via da percorrere e da costruire collettivamente è quella della lotta, del conflitto e della riappropriazione.